I cigni selvatici

ideazione e regia Ilaria Gerbella
testo Ilaria Gerbella
con Chiara Rubes
luci Lucia Manghi
musiche originali Patrizia Mattioli
pupazzi realizzati da Mirella Gazzotti
animati da Ilaria Gerbella e Lucia Manghi

Cosa c’è di piu magico, se non aprire un libro e vivere le avventure dei personaggi, essere trasportati nel vento della tempesta in un mare in burrasca, percorrere silenziosamente la strada del cimitero senza che le streghe si accorgano di te, e infine riuscire con il tuo sacrificio a salvare chi ami infrangendo un perfido incantesimo?

È da qui che inizia lo spettacolo I cigni selvatici: in scena una narratrice, e un grande libro che evoca e fa scaturire dalle sue pagine i protagonisti della fiaba, ed è grazie all’interazione tra i personaggi fantastici e la narratrice che essa lentamente si calerà e vivrà quello che la protagonista della fiaba vive: questa è la magia della lettura.

Su questa cornice si innesta la storia originale de I cigni selvatici: la protagonista è la principessa Elisa, che vive felice con i suoi undici fratelli fino all’arrivo di una matrigna, che la allontana dal castello e getta un maleficio sui suoi fratelli, tramutandoli in cigni selvatici. Dopo molte peripezie la principessa scoprirà che l’unico modo per restituire la forma umana ai suoi fratelli è quella di tessere per loro undici camicie utilizzando la fibra ricavata dalle ortiche, e senza far parola a nessuno del suo dovere fino a che il compito non sia stato ultimato, pena la loro morte. Ma un giorno, nella grotta dove Elisa si è rifugiata, arriva un principe, che, incantato dalla sua bellezza, la porta a palazzo con sé e organizza le nozze. L’arcivescovo è sospettoso nei suoi riguardi, e la sospetta di stregoneria, ma il re si rifiuta di ascoltarlo, e la sposa. Elisa è felice con il re, ma ogni notte va nella stanza verde e tesse le tuniche per i fratelli. Ma il suo lavoro non è ancora terminato, e per continuarlo, e riuscire così a salvare i suoi fratelli, la protagonista rischierà di essere bollata come strega. Solo la sua forza d’animo e la sua costanza riusciranno a scagionarla, e a farla vivere felice.

Con questo spettacolo Ilaria Gerbella ritorna a farsi ispirare dalle fiabe di H.C. Andersen, e dai suoi temi ricorrenti: l’auto-sacrificio, la metamorfosi, il patto di vita o di morte, l’impossibilita di essere compreso dall’amato, il dolore innocente.
La narrazione è arricchita dai diversi elementi di teatro di figura creati da Mirella Gazzotti: il piccolo folletto che accompagna la narratrice nella sua lettura, le rane magiche della matrigna,  Fata Morgana, che guida la protagonista della fiaba nel compimento della sua missione, e ancora altri personaggi che provengono da altre fiabe dello stesso autore e desiderano essere letti e raccontati. Diverse le tecniche di animazione e realizzazione dei pupazzi, che spesso sono stati creati utilizzando materiali di recupero, e che insieme alla tecnica delle ombre, utilizzata per dare vita ai cigni selvatici o al sabba delle streghe, completano e impreziosiscono questo spettacolo.

Un grande libro dalla copertina d’oro da sfogliare nella narrazione animata, con pupazzi ed ombre e un’interprete narratrice, Chiara Rubes, che guida i piccoli spettatori all’ascolto di una favola dalle molte sorprese, tra magie e incantesimi: I cigni selvatici […] inizia con un divertito dialogo tra un buffo folletto e l’attrice in scena che, nel meravigliarsi per quanto sta accadendo, crea immediata complicità con il pubblico dei bambini […]. Un intreccio complesso ma dal ritmo rasserenante proprio della fiaba […].

Belle le apparizioni dei cigni, ombre sui candidi teli che definiscono la scena, e di grande efficacia, spiritosi e costruiti con sapienza e divertimento, i molti pupazzi, come i rospi di diversa dimensione, ma anche quei personaggi fuggiti da altre favole, come la regina del ghiaccio o il pisello parlante della principessa dal sonno lieve…

Cadono dall’alto petali rossi di papaveri, su un’amaca altalena il viaggio di Elisa sulle ali dei fratelli, in sogno l’apparizione di Morgana, la fata solidale con i fratelli così perseguitati dalla cattiva matrigna. Con lieto fine, naturalmente!

(dalla recensione di Valeria Ottolenghi per Gazzetta di Parma)

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