La parola Teatro deriva dal greco theā’ osservare, guardare e a sua volta e guardare deriva dal germanico vigilare, avere cura, custodire…
Partendo da queste premesse ciò che il laboratorio propone è un percorso di tecniche teatrali che coinvolgono il corpo, il respiro e la voce, per muoversi attraverso l’esplorazione agita degli archetipi che abitano tutti noi; arrivando ad avere cura e ascolto di sé e dello spazio che abitiamo nella scena. Per questo la tragedia greca diventa un punto fondamentale di analisi.
Quest’anno affronteremo i testo di Elettra, scritto da tre sensibilità differenti, dai tre maggiori tragediografi greci: Eschilo, Sofocle ed Euripide. In età moderna il mito di Elettra è stato ripreso in numerose opere di teatro tra queste Elektra di H. von Hofmannsthal (1905), musicata da R. Strauss (1909). Hofmannsthal offre uno spaccato della devastazione della psiche della protagonista distrutta dall’odio generato in lei dal male subito, un odio che, a sua volta, trasforma la vittima in carnefice, costituendo il vero dramma umano al centro dell’opera.
Il Laboratorio si articolerà in diversi momenti: dal training fisico all’analisi drammaturgica del testi di Eschilo, Sofocle, Euripide, Hofmannsthal, Yourcenar alla scoperta del personaggio. L’approfondimento della tragedia passerà anche attraverso uno sguardo sulla storia della musica e l’ascolto delle composizioni.
Elettra è creazione tragica per eccellenza, associata al Canto stridulo dello strumento musicale dionisiaco e teatrale, l’aulos che accompagna le sue lamentazioni.
Lo studio del coro nella tragedia di Elettra si trasforma ancora. Dal sospiro frammentato e dalla struttura ritmica di Antigone ad una varietà di lirica/sonora vocale.